Spinnaker e jennaker
Spinnaker
Come sappiamo, le andature oltre il traverso, tendono a divenire turbolente e perdono la laminarità.
Per evitare o diminuire l'inconveniente, si progettano vele leggere che esposte mediante buttafuori quali tangoni o bompressi ne aumentano il rendimento.
Se si espone il punto di mura di una vela di prua, molto più grassa di un genova, in modo che possa prendere aria libera, non coperta dalla randa, l'ingresso della stessa sarà fatto in modo tale che il vento potrà lambirla in modo laminare.
La sua forma farà poi in modo che i filetti vi rimangano attaccati.
In questo modo lavora lo spinnaker, vela che può essere di tanti tagli, ma che comunque si riconduce sempre ad una forma di porzione sferica.
Il concetto è quello di esporre il lembo del bordo di attacco sempre in accesso laminare, quindi il tangone andrà sempre regolato (naturalmente sopravento), in modo che risulti perpendicolare al vento.
Questa vela a seconda del progetto, viene usata, al suo massimo rendimento, su andature comprese fra i 90° e i 170° con venti apparenti di 15nodi, e fra i 110° e i170° quando il vento rinfresca ulteriormente.La massima profondità degli spi è posizionata al 50% della lunghezza di base e la vela è naturalmente simmetrica.
L'evoluzione
Anche per questa vela in passato ci sono state evoluzioni nel taglio e nella disposizione dei ferzi. Fino agli anni 60 gli spinnaker erano di taglio orrizontale, venivano tagliate due metà identiche e poi venivano cucite al centro.Questo comportava un enorme concentrazione di grasso al centro della vela sopratutto in alto. Il flusso all'interno di questa vela non assumeva un buon carattere laminare.
La laminarità era buona invece negli spinnaker Sferici. Erano tagliati in ferzi orrizontali interi, rastremati al punto da dare una forma sferica alla vela. La trama del tessuto (fill-oriented tradizionale in Nylon) era disposta dalla base in direzione della penna, così il carico da questa alle bugne era diagonale alla trama e spostando quindi il grasso verso la periferia della vela. Il carico, dalla penna alla base, veniva invece controllato dalla trama. Questi elementi davano così una forma semiellitica al profilo, in cui il flusso diveniva laminare.
Con questo tipo di progetto le spalle erano larghe, così, mentre in poppa la barca era stabile, al lasco, stringendo anche poco il vento, la barca sbandava vistosamente. Bisognava quindi scendere a compromessi fra un buon rendimento dello spi e il minor sbandamento della barca sulle andature più strette.
Il problema, nei laschi, si risolse con l'introduzione del taglio Sturcut, alla metà degli anni sessanta. La trama veniva disposta nella direzione dei carichi, così la vela risultava più piatta e il grasso non si spostava in alto, mantenendo stabile la navigazione anche ai laschi e fino ai traversi. Naturalmente le strette spalle di queste vele non concedevano molo su gran laschi e poppa.
Si è così giunti al taglio Triradiale. In questa vela viene lasciata una parte centrale con ferzi orrizontali, in questo modo si ottiene un giusto compromesso per vele buone sia per i Laschi che per i gran laschi.
Il progetto di uno spi quindi è difficilissimo, ancora più che quello di una vela bianca, ci sono
quindi spi tagliati con spalle alte, e angoli di penna importanti, fatti per andature molto larghe, fra i 150°
e i 170°, così detti runner, oppure spi tagliati con angoli di penna stretti, per andature più
strette, che permettono con venti leggeri di crearsi vento apparente, detti vmg. Ci sono poi vele progettate
per essere utilizzate con giusti compromessi su tutte le andature, da 90° a 170°, gli all-round o
multi-porpouse. Tutte queste vele utilizzano tagli radiali, triradiali e sturcut, a seconda dell'esperienza
e della filosofia del velaio.