I Tessuti

Introduzione ai tessuti impiegati nell'abbigliamento per lo sport.

Nell'analisi dei tessuti idonei ad impiego in ambiente marino, dobbiamo
imporci una regola di critica che deve necessariamente accompagnarci per il
resto del cammino conoscitivo:

Il costo non e' l'unico indice di bonta' di un prodotto come non lo e' la
pubblicita' che si fa a quel prodotto.
Un costo puo' apparire esagerato come
valore assoluto, scomparendo se relazionato all'efficacia dell'oggetto
acquistato, al suo rendimento, alla durata nel tempo o alla semplice
soddisfazione delle nostre necessita'.
Visto che parliamo del nostro benessere, forse vale la pena accettare con
maggior attenzione le proposte del mercato, senza rifiutare a priori il
costo apparente dell'articolo.

In ambiente salino lo stress del tessuto utilizzato e' notevolmente maggiore
di quello del tessuto utilizzato in altri ambienti, come ad esempio quello
montano.
Per quanto il freddo possa essere causa di deterioramento, infatti, il sale
che cristallizza ha un effetto abrasivo che riduce in breve tempo la vita
del prodotto. E' uno dei motivi per cui si raccomanda di conservare le mute
in neoprene bagnate quando queste non si possono risciacquare in acqua
dolce.
Il sale, in combinazione con i raggi ultra violetti, irrigidisce molti
materiali alterandone le caratteristiche fisiche (le scotte, ad esempio, o
le vele), cosa che non succede con il freddo in caso di neve.
Il sale imporrisce la gomma, che si secca e spacca; e' il caso del lattice
delle cerate stagne, delle pinne e maschere subacquee, dei gommoni.

Un'altra prerogativa dello sport bagnato in ambiente salino e' riferita al
fatto che ci si asciuga difficilmente. Il sale, infatti, cristallizza col
sole o
generalmente col caldo-secco, ma in caso di umidita' torna a sciogliersi
impregnando i tessuti; e' la situazione tipica dei micro climi caldo-umidi
generati dalle cerate al loro interno, ma anche dell'interno delle nostre
barche.
Moitessier aveva lo straccio sporco
di acqua di mare che fungeva da stazione meterologica, mentre un detto
afferma che chi viene bagnato dall'acqua di mare non si asciuga piu'.

Insomma, il salino e' il vero nemico dello sport bagnato.

A questo scopo, la progettazione e la realizzazione di capi in uso
all'ambiente marino deve necessariamente essere diversa da quelli per uso in
montagna.

Altra problematica e' data dal fatto che bagnarsi in mare vuol dire avere un
livello di comfort scadente, perche' si bagnera', a sua volta, tutto cio'
con cui si viene in contatto; da qui la necessita' di ridurre al minimo il
bagnato.

Due mondi sono molto simili, il mare e la montagna; per le condizioni
estreme, ma anche per gli estremismi cui si trovano di fronte i
frequentatori di tali mondi.
Precedentemente si e' detto che alcuni capi sono complementari ed
utilizzabili nei due estremi, altri no; Infatti, il gore tex, nato per gli
alpinisti, e' stato sviluppato per l'uso in mare a causa delle
particolarita' dell'ambiente marino, mentre un pile e' un pile e una termica
e' una termica a prescindere dall'ambiente in cui essi vengono utilizzati.
Parleremo di finissaggio del capo, cio' di quei prodotti che vengono
aggiunti al filato per accrescere determinate caratteristiche del prodotto
finale, ma la sostanza resta simile.
In pratica, i capi coinvolti devono corrispondere agli stessi requisiti,
anche se in ambienti diversi.
Parlare di mare e montagna vorrebbe delle diversificazioni dovute al tipo di
attivita' svolta; una regata, una gara di sci, una sciata in pista, stanno
tra loro come la crociera d'altura e lo sci alpinismo o la roccia. I
riferimenti alla "base di partenza o arrivo" sono diversi.
Il corredo dei primi sara' certamente Hi-Tech, di uso veloce per via della
veloce conclusione del gesto atletico o sportivo, mentre quello dei secondi
sara' necessariamente leggero, funzionale, modulare, pratico, resistente
ecc. per via della durata ben piu' lunga dell'azione.

Questo secondo modello non e' necessariamente o almeno, non e' sempre,
identificabile con il primo; la definizione di Hi- tech (altra parola molto
in voga con cui molti produttori oggi continuano a sciacquarsi la bocca),
spesso non coincide con i requisiti di cui al secondo modello.

Prima di avviarci alla valutazione dei tessuti impiegabili o ideali per
l'impiego in ambiente marino, e' necessario fare una seconda considerazione
direttamente successiva a quella di apertura.
La popolarizzazione della nautica, intesa come allargamento della fascia di
fruitori, e come impoverimento dei concetti di scelta di un dato articolo,
ha fatto si che per primo ne risentisse il vestiario tecnico. E' impensabile
ricondurre il nostro equipaggiamento ad un solo completo, cosi' come e'
impensabile allargare l'utilizzo di un capo tecnico alla vita di tutti i
giorni.
Una cerata non puo' e non deve essere pensata per un utilizzo in citta', o
in moto, o in montagna. Chi vende un prodotto con questo scopo, che fa del
fashion sui capi tecnici, che scimmiotta una cerata rendendola un capo
Hi-tech per la citta', perde l'obiettivo principale di tutta questa storia:
la protezione. Chi va in giro con una cerata oceanica sul motorino potrebbe
essere solo ridicolo, ma chi va in barca con il giubbetto da citta' tanto
sail, puo' ledere sensibilmente alla sua sicurezza. La continua ricerca
della compressione dei costi a vantaggio dei grandi numeri ha indotto
aziende che producevano un ottimo abbigliamento tecnico ed un ottimo
vestiario da citta' a confondere il due segmenti impoverendoli entrambi.
Il giubbotto da citta' deve restale tale e la cerata oceanica non serve per
andare in ufficio.
Non acquistiamo il cartografico per girare la citta'. O almeno non ancora e
comunque non utilizzeremo lo strumento nautico sulle nostre automobili.

E' a questo punto che le vite commerciali di ottime Aziende si separano
prendendo strade differenti. Personalmente mi sentirei di criticare molti
produttori di abbigliamento nautico, tecnico e non, per le errate
informazioni che diffondono ed per le false necessita' che generano, ma
sarebbe una lotta impari e senza fine; in fondo, al consumatore, soprattutto
al consumatore italiano, piace essere distolto da una verita' se vogliamo,
inutile.

Una cerata e' concepita per un uso veloce, intenso, prolungato, sedentario,
dinamico, bagnato (prodiere) statico (timoniere) ecc. Ad esempio il collo di
una cerata risponde a precisi requisiti di barriera al vento/acqua che sulla
moto sono totalmente diversi. La stessa chiusura del collo di una cerata ha
la sua efficacia solo e soltanto in quella posizione. Puo' essere usata per
lo sci, ma non per la moto, dove la postura e' diversa. Di contro, un
giubbotto con la zip avra' un taglio, un collo, una chiusura che certamente
non potranno soddisfare l'impiego in barca a meno di non essere stato
studiato con quell'intento. Di fatto, la confusione esistente sui mercati e'
alimentata da tutte queste evidenze.

Tornando alla funzione dell'abbigliamento tecnico da vela, abbiamo visto
come possiamo realizzare quattro raggruppamenti del materiale necessario al
nostro comfort:

1) La cerata, che provvede all'isolamento dall'esterno;
2) I capi calore e barriera agli agenti esterni;
3) I capi calore;
4) Gli accessori e gli accessori di sicurezza.

Generalmente sui cataloghi il percorso esplicativo nasce dalle cerate super
extra tecniche esagerate; e' normale, solleticano la fantasia del velista
medio e fanno numeri.

Noi seguiremo un altro ordine, basato sull'importanza del realizzare un
micro clima, all'interno della nostra cerata, che sia il migliore possibile.
Ovviamente, diamo per scontata l'esistenza nel corredo di una buona cerata
che comunque vedremo i seguito.

 

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