Centri di forza


Centro di deriva e centro velico

La carena, la chiglia e il timone individuano sul piano di simmetria della barca una sagoma il cui centro geometrico è detto Centro di Deriva, (Cd).La forza di reazione allo scarroccio, con cui l'acqua preme sullo scafo, si considera concentrata in quel punto.

Il Centro Velico, (Cv), è il centro geometrico della velatura proiettata sullo stesso piano di simmetria. La forza di propulsione applicata sulla vela si considera concentrata in quel punto.


Per il concetto di coppia è chiaro che a seconda della posizione di uno rispetto all'altro, visto che le forze in gioco premono in direzione opposta, si genererà una rotazione in un senso o nell'altro. In particolare se il Centro Velico è arretrato rispetto al Centro di Deriva avremo la rotazione della prua controvento e questa tendenza si dirà Orziera, se invece il Centro Velico sarà più avanzato rispetto al Centro di Deriva, la prua tenderà ruotare a favore del vento e si dirà Poggera.

Perché la barca proceda in modo rettilineo senza correzioni sulla sua andatura dovrà essere neutra, cioè con entrambi i centri geometrici sullo stesso asse perpendicolare al piano di navigazione.

Dato che le imbarcazioni sono sempre volutamente Orziere o Poggere, per questioni di progetto, è ovvio che il timone dovrà costantemente correggere la tendenza, diventando importante una sua bassa resistenza all'avanzamento anche in fase di lavoro e rendendo necessaria la mano di un timoniere sensibile, che capisca dove finiscono orza o poggia naturali della barca senza costringere questa a zigzagare improduttivamente.

 


Velocità critica


Un equilibrio che influisce sulla navigazione è quello che si ha fra la forza di trazione della vela e la resistenza che lo scafo ha nel suo avanzamento. Finché la forza di propulsione è maggiore della resistenza dell'acqua sullo scafo la velocità della barca dovrebbe aumentare, fino a divenire costante all'eguaglianza delle forze in gioco.

Questo sarebbe vero se il fluido su cui navighiamo non avesse densità. Dato che invece ci troviamo in acqua e non nello spazio siderale in assenza di peso e di pressione, dobbiamo tenere conto del fatto che oltre una certa velocità detta Critica, qualunque incremento di propulsione non corrisponde ad incremento di velocità.

 

Se abbiamo presente il concetto di laminarità che abbiamo definito per il moto delle particelle di un fluido, applicandolo alla sagoma di scafo impressa nell'acqua (vista dall'alto), dovremo considerare laminare il moto dei filetti di acqua che scorrono da prua a poppa senza distaccarsi dallo scafo. Nel momento in cui l'aumento della velocità fosse tale da giungere al punto di distaccarli, si formerebbero vortici che non permetterebbero ai filetti di ricongiungersi a poppa, così da creare una mancanza di acqua in prossimità di essa.

 

Questo affossamento del livello sulla parte posteriore dell'imbarcazione richiamerebbe verso di se l'imbarcazione, in quanto questa si troverebbe con una depressione a poppa.

Volendo semplificare al massimo il concetto si potrebbe dire che la barca navigahi in salita.

 

Accade come quando si prova a muovere un braccio sott'acqua, fino a che l'acqua scorre sulla pelle e si ricongiunge nella parte opposta al senso del moto non ci sono problemi, nel momento in cui acceleriamo il braccio in modo tale da formare il vuoto dietro di esso, ci si accorge che qualunque sia la spinta che gli imprimiamo non riusciamo a farlo muovere più in fretta perchè viene risucchiato.

 

Inoltre anche al centro della barca, il cavo dell'onda abbassabdosi sottrarebbe acqua per il galleggiamento, e quindi la barca non riuscirebbe a galleggiare sul livello precedentente e sprofonderebbe ancora di più, affondando la prua ancora di più e aumentando lo spostamento di acqua ulteriormente.

 

 



La velocità critica quindi si raggiunge quando l'onda del solco di prua cerca di allungarsi  oltre la lunghezza dello scafo a poppa.

 

Quanto detto vale fino a che la barca naviga in Dislocamento, cioè abbia lo scafo immerso per buona parte nell'acqua.

Se viceversa si navigasse in Planata, cioè semplicemente sfiorando il pelo dell'acqua, la velocità della barca potrebbe raggiungere velocità infinite, solo proporzionali alla resistenza della penetrazione all'aria, e della potenza delle vele. ( come sulla trazione terrestre). Questo perché non esisterebbe un solco, cioè non verrebbe spostata acqua.

 

Avete mai fatto caso che se un motoscafo passa in planata non solleva onda, invece nel momento in cui solleva l'acceleratore e sprofonda per fermarsi solleva una massa incredibile di acqua, se plana scivola, se diventa dislocante deve spostare il famoso peso di acqua pari al suo dislocamento.


Su andature portanti, cioè a favore di vento, con venti forti e molta tela a riva, (cioè con molta velatura esposta), anche una barca a vela moderna può planare, raggiungendo velocità che sull'acqua sono spaventose.

Ad esempio con un vento di 30 nodi, (circa 55 kmh) con un sloop di 7.50 metri e di 1000 kg circa, in poppa piena abbiamo raggiunto e mantenuto una velocità intorno ai 15 nodi, la barca vibrava e il sartiame suonava come le corde di un violino, ma data la forza del vento le vele avevano portato lo scafo in planata mantenendolo in quella situazione. Bisogna però dire che senza il timoniere giusto avremmo corso dei grossi rischi, infatti se una barca dovesse scuffiare (ribaltarsi) o ingavonarasi (piantare la prua sotto l'acqua) a quelle velocità, manderebbe in pezzi albero e quant'altro.

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