Dovendo parlare di navigazione a vela, l'accostamento ormeggio serale-ristorantino può far pensare: ecco il solito velista della domenica che non vede l'ora che venga sera per poter attaccare la barca,orribile oggetto modereccio ma assolato e ballonzolante, a un bel pontile per
allungare le gambe sotto un solido e stabile tavolino, servito e riverito, senza dover spignattare e rigovernare piatti, costi quel che costi. In realtà l'arcipelago delle Incoronate (Kornati) è un parco nazionale assoggettato a delle norme che limitano la sosta notturna a ben precisi luoghi dove i pescatori locali hanno riattato piccole casupole in locali che offrono ospitalità agli equipaggi di non più di 3-4 barche ciascuno. In queste baie i pescatori hanno sistemato boe e pontili che offrono gratuitamente aspettandosi ovviamente in cambio una visita per l'ora di cena.
L'unica alternativa è passare la notte al Marina ACI di Piskera che però, con pontili galleggianti, marinai in divisa e gabinetti, rovina alquanto la selvaggia bellezza di queste isole, le più belle della Dalmazia, dell'Adriatico e forse del mondo intero, dovendo comunque sostenere la spesa dell'ormeggio che si avvicina spesso al costo della cena per due persone.
Inizierà dunque questa piccola cicumnavigazione virtuale di Kornati da Nord e precisamente dall'isola di Katina, porta d'ingresso per quelli come me che provengono da nord dopo aver costeggiato la sponda orientale di Dugi Otok (Isola Grossa), ma anche per quelli che attraversano il mare da Ancona o Pescara e devono raggiungere la dogana di Sali (Dugi Otok)per fare l'ingresso in acque Croate, essendo stato chiuso il posto doganale di Ravni Zakan nelle Incoronate.
Katina è una piccola isola che assomiglia a una mano aperta o a una foglia di platano, separata da due canali larghi non più di una decina di metri da Dugi Otok a N e Kornati a S. Il passaggio N è profondo 4-5 metri, segnalato da boe e fanali, percorribile anche di notte, vi si trova un ristorante con un pontile e corpi morti dove mi fermo raramente perché il fondale è scarso e c'è un notevole moto ondoso causato da pescherecci e motoscafi che attraversano il canale a manetta.
Volendo fermarsi per la notte conviene utilizzare una delle boe situate nella baia sulla sponda N del passaggio facendo attenzione, se si va al ristorante col tender, alla corrente che nel canale è molto forte, anche 5-6 nodi).
Il passaggio S è caratterizzato da uno stretto budello che si percorre traguardando 4 merigli (grosse piramidi di sassi bianche con l'apice dipinto di nero) posti a due a due sulla costa a monte e a valle dello stretto.
Il fondale è molto ridotto (non supera i 2 metri) ma il paesaggio è stupendo e, con un po' di attenzione e pratica, non comporta difficoltà (io ci sono passato anche sotto spinnaker). Subito dopo il passaggio, sull'isola di Katina si trova il ristorante "Mare" con un bel pontile dotato di corpi morti e, nelle ore serali, anche di corrente elettrica, concesso gratuitamente agli ospiti del locale. Vi sono numerosi posti barca (e a sedere) e vi si gustano delle ottime aragoste vive bollite o alla brace anche se il conto è un po' salato (quest'anno per una aragosta di 3 Kg e una spigola di 1 kg abbiamo speso 1470 kune); il vino è invece molto scadente e potete, o rassegnarvi a bere acqua o fare come un membro del mio equipaggio che, ordinata una bottiglia di minerale in più, la svuota e la và a riempire (ripetutamente sic!) di un meraviglioso verduzzo che ingombra perennemente gavoni e sentina della mia barca.
Isola di Zut. Detta "La gialla" forse per il colore dei fiori di ginestra che, in primavera, la dipingono di macchie sgargianti. Vi sono numerose baie adatte a una sosta all'ancora, badando alle previsioni meteo in quanto qui I "Neverini" (temporali improvvisi) sono particolarmente violenti e insidiosi. Sull'isola, nell'insenatura di Podrazanj, si trova il marina ACI - 43°53'09''N - 15°17'18''E, abbastanza ben inserito nell'ambiente circostante, utile quando si desidera una doccia calda, la corrente elettrica (limitata ad alcune ore di funzionamento del gruppo elettrogeno) o un rifornimento di acqua dolce (in quantità limitata e di scarsa qualità). Nei pressi c'è un ristorantino che non frequento da anni in quanto cerco di evitare il più possibile le soste in marina.
Proseguendo verso SE, superati gli isolotti di Tovarnjac e Gustac, si accede alla insenatura Hiljaca - 43°52'36''N - 15°19'45''E, dove c'è il ristorante "Sabuni" dotato di 3-4 boe a disposizione degli ospiti, ideale per farsi una bella grigliata di pesce appena pescato. Poco distante, nel piccolo golfo di Dragiscina - 43°52'12''N - 15°19'36''E, c'è il ristorante "Grill Vison" da noi soprannominato "Zamorano", la prima volta che ci arrivammo, alcuni anni fà. Correvano i primi giorni di maggio e la maggior parte dei ristoranti era ancora chiusa pertanto, come sempre accade fuori stagione, ci eravamo arrangiati in barca quasi tutte le sere precedenti. Quando arrivammo a Dragiscina trovammo il padrone, un Croato che aveva trascorso molti anni della sua vita in giro per il mondo sulle navi, la moglie Portoghese e il figlio, intenti a terminare il piccolo locale, ricavato da una casupola, in vista dell'inaugurazione. Non avevano nulla di pronto ma si offrirono di prepararci la cena, il padrone tirò fuori dalle reti appena ritirate alcuni "scarpoci", una sorta di scorfani brunicci, tozzi con la bocca rivolta verso l'alto, simili ai pesci pietra, e alcuni piccoli San Piero. Nel frattempo il figlio, con la zappa, raccoglieva le patate novelle e le cipolle nell'orto, l'insalata e le uova nel pollaio mentre la moglie accendeva il fuoco di legna d'olivo e preparava la tavola. Ebbene quella cena povera di scarpoci (una zuppa di pesce con patate e cipolle molto asciutta), San Piero alla brace e palacinke con lo zabaione sbattuto a mano, alla luce del lume a petrolio, in una serata meravigliosa di primavera, con l'aria mite e le stelle che si riflettevano nel mare come in uno specchio, non la dimenticherò mai. Trasmettevano, in un piccolo televisore a batteria, una partita di calcio dell'Inter e, il rumore di fondo della tv, associato ai commenti in portoghese di madre e figlio, un ragazzo moro ricciolino dall'aspetto latino-ispanico, ci fecero balenare in mente il nomignolo di "Zamorano" che gli è rimasto appiccicato. Da quella prima volta molte cose sono cambiate, è arrivato il gruppo elettrogeno, una veranda più accogliente, un piccolo molo al quale si può attraccare e 3 boe, orgoglio e vanto del padrone (comunque vi ci attacchiate non gli andrà mai bene). Sono anche cambiati i prezzi e la qualità del pesce è peggiorata (non è più solo di produzione propria), però il posto merita ancora una sosta. Un'altra ragione per fermarsi a Dragiscina, oltre al locale, è la passeggiata che si può fare, lungo un sentiero che risale la montagna, fino ai ruderi di una chiesetta di dove si gode una vista impareggiabile dell'arcipelago di Kornati e della costa da Primosten fino alla catena dei monti Velebit.
Se invece, da Katina, facciamo rotta lungo la costa occidentale di Kornati, in prossimità dello stretto fra questa e l'isoletta di Silo Veli nella baia di Sipnate troviamo il ristorante "Galerja" cosi' chiamato per la collezione di modelli navali costruiti dal proprietario, esposti al suo interno. Si può ormeggiare a una delle tre boe o (se si pesca meno di 1 metro) al pontile antistante il locale, oppure un centinaio di metri più a nord vi è una casetta che, se non è abitata in quel periodo, ha un pontile con un fondale di circa 2 metri di cui poter usufruire. I padroni del locale sono piuttosto ruspanti, non parlano che il croato e hanno poca dimestichezza con i soldi pertanto, se il conto vi sembra spropositato, fatelo presente alla padrona perché è probabile che abbia sbagliato le somme.
Proseguendo verso sud si imbocca il vero e proprio Kornatski Canal, uno stretto budello tra l'isola principale e le isolette della corona, lungo una decina di miglia e largo mai più di 1/2 miglio, meraviglioso da percorrere a vela con un Maestrale gagliardo.
La prima isoletta che si incontra verso S, antistante le rovine di un fortilizio veneziano, è Levrnaca dove, in una profonda insenatura, sono situati due locali: il primo "Edo" sulla destra possiede un pontile con acqua sufficientemente profonda per poter ormeggiare, offre un menù a base di piatti poveri; zuppe, brodetti, ma molto gustosi. Il secondo, in fondo alla baia, dispone di alcune boe e un pontile con poco fondale ed è forse il posto migliore per gustare un'aragosta cotta a puntino.
Circa un miglio più a S, sulla costa di Kornati, incontriamo la baia di Striznja in cui vi sono 2 locali dei quali il migliore, a mio avviso, è "Darko" fornito di 2-3 boe e di un pontile con corpi morti al quale è preferibile ormeggiare di prua per non toccare col timone. Il padrone, Darko, sembra uscito dal "Vecchio e il mare" e, se non è a pesca ti accoglie con l'immancabile sigaretta e il bicchiere di vino in mano, lo sguardo fisso all'orizzonte alla ricerca di chissà quale arcano segno nel cielo o nel mare. La moglie Branca è una piacente signora, madre di due splendide figliole che, quando non sono all'Università aiutano nel locale. Darko è un pescatore eccellente e qui ho gustato del pesce meraviglioso come un dentice di 4 kg che ancora boccheggiava quando ci fù mostrato, quest'autunno, prima di essere ridotto a trance, cotto alla brace e servito con biete e patate (ci è costato 1400 kune, ma ci abbiamo mangiato in 5 due giorni). In attesa che sia pronta la cena merita compiere un'escursione a piedi lungo il sentiero che raggiunge la cima del monte più alto dell'isola (273 m) di dove si gode un panorama ineguagliabile. Circa 2 miglia più a S si incontra il paesino (5 case) di Vrulje, l'unico di Kornati, dove c'è il pontile, dotato di corpi morti, del ristorante "Ante". Il posto è singolare perché il padrone ha l'abitudine, verso le 16.00 di esporre il pesce che ha pescato (2-3 cassette) e i presenti scelgono quello che vogliono. Poiché il pesce pregiato (orate, dentici, saraghi ecc.) è scarso e il prezzo è il medesimo sia per un kg di spigola che per 1 kg di sgombri, è opportuno agire con velocità e determinazione soffiando i pezzi pregiati ai Tedeschi che indugiano a fare fotografie.
Proseguendo verso S, oltrepassato senza rimpianti l'imbocco al Marina ACI con i suoi confort (dopo aver convinto moglie e figli che si può vivere per 10 giorni facendo la doccia con l'acqua di mare), incontriamo l'isola di Lavsa, rotondeggiante con una vasta laguna centrale poco profonda da ricordare un atollo del Pacifico. E' questo uno dei pochi posti dove si può sostare senza dover andare al ristorante, il fondale è fangoso e non tiene bene ma vi sono numerosi parallelepipedi di cemento uniti fra loro da grosse catenarie alla profondità di circa 3 metri per cui, individuato un blocco o una catena sufficentemente liberi dai vicini, conviene tuffarsi e legare una cima direttamente sul fondo in quanto la baia sembra un utero materno ma quando soffia la bora (quest'estate ha toccato i 60 nodi) è meglio essere sicuri di non arare.
Sulla costa vi sono 2 localini, io personalmente vado alla"Konoba Idra" che ha un aspetto più pulito e ordinato e cucinano dell'ottimo pesce al forno.
Giuseppe Colucci aggiunge: "Lavsa è stata la nostra unica sosta alle Incoronate. Entrando
nell'insenatura notiamo un ristorante sul promontorio a N. Dopo il tuffo per far passare una cima nell'anello del corpo morto sul fondo, ceniamo alla Konoba Idra. Il proprietario è un giovanottone con l'aria da cetnico che racconta fatti di guerra a quelli del tavolo accanto. Le spigole sono davvero ottime (sarà l'appetito conseguente alla remata fino a piskera e ritorno su canottino del supermercato con moglie e bimbe!). Nonostante il costo non proprio popolare bissiamo le sera seguente. Il locale a fianco, "Bruno" dice l'insegna, pare chiuso. Andando via scopriamo che quello all'imbocco dell'insenatura si chiama pure così, deduciamo si sia trasferito
Pasman, soline uvala, dritta del Sardini che la chiama "baia paradiso", ormeggio nell'insenatura a SE, notiamo una casetta di pescatori senza nessun insegna ma un tavolo in
polipropilene con qualche sedia mi spingono ad approdare col canottino e
chiedere a pescatore e consorte se fanno da mangiare, mi aprono il piccolo
frigo e mi mostrano un recipiente con il pescato. Prenotiamo l'unico tavolo
e, unici avventori, ci abbuffiamo di pesce con l'impressione di essere
invidiati dagli equipaggi delle altre barche fuorviati dall'assenza di
insegna. Magnifica serata sotto le stelle, esborso esiguo, ambiente
ultra-familiare".
Proseguendo verso S si incontra l'isola di Ravni Zakan, sede del parco e fino a 2 anni fà del posto doganale. Vi è un pontile di cemento molto ampio e profondo dove si può ormeggiare facendo attenzione che non siano previsti Neverini (forti temporali improvvisi di queste zone) da NE se
non si vuole passare la notte a fare i parabordi umani. C'è un ristorante che però lavora prevalentemente con i battelli che portano i turisti dalla costa per cui il menù è piuttosto commerciale e conviene approfittare della cucina di bordo.
Zirje per me rappresenta una tappa obbligatoria da quando ho scoperto, nel porto di Muna, Violetta. Il porto è molto bello (ricorda Portofino) pochissimo turisticizzato e raramente frequentato da diportisti. L'anno scorso è stato completamente ristrutturato e dotato di una banchina abbastanza profonda (+ di 2 m.) in tutto il suo perimetro Il posto migliore per ormeggiare è lo scivolo del Ferry-boat che arriva solo una volta alla settimana in estate, (verificare gli orari), posto sulla Dx entrando in fondo alla diga forane sulla quale ogni sera ormeggia un aliscafo di linea.
Violetta è una splendida ragazza over 70 (somiglia in tutto a Maga Magò (ma non diteglielo) che gestisce un localino sul mare 10 m oltre la diga. Trattasi di una specie di cantina spelonca dall'igiene discutibile ma il pesce è buonissimo, tutto pescato personalmente da Violetta (quando non trova la rete rotta da un vecchio delfino che bazzica in quelle acque), il vino è del suo orto così come la verdura e la carne (agnelli e capretti) avvisando prepara anche selvaggina (lepri e fagiani) procurati da un suo amico che soffre d'insonnia, infine grappa e pane sono rigorosamente fatti in casa, il tutto ai prezzi più popolari che si possano riscontrare in zona.
Se capiti in zona " Provare per credere".
All'estremo sud di Kornati vi è la baia di Opat, vasta insenatura con numerose boe di due ristoranti che dispongono entrambi di un pontile con corpi morti e corrente elettrica. Fate attenzione al fondale e ormeggiate di prua perché, nonostante i ragazzi locali incaricati di aiutare nelle manovre di ormeggio vi dicano che ci sono sempre 3 metri, si tratta di unità di
misura particolare e sconosciuta. A me, dopo aver ormeggiato, è capitato di tuffarmi con la maschera e vedere con orrore un grosso masso a non più di 5 cm dal timone (che pesca circa 1,50 m). I due ristoranti "Matteo" e "Opat" sono entrambi curati e accoglienti con prezzi nella media.
Sempre a sud c'è l'isola di Smokvica che presenta una profonda insenatura rivolta verso S in fondo alla quale, manco a dirlo c'è un ristorante, la "Konoba Piccolo" molto carina e accogliente (fatevi dare un tavolo nel girdinetto interno). L'ormeggio presenta qualche problema perché, a parte 2 boe, vi è solo un piccolo molo poco profondo privo di corpi morti e il fondale della baia è costituito da una lastra di calcare, liscia come un tavolo da biliardo in cui è impossibile agguantare alcunché. Vi è, sulla destra entrando, un piccolo pontile di una casa privata al quale ormeggiare se gli inquilini sono assenti.
Risalendo la costa orientale di Kornati non vi sono baie o ancoraggi in cui si possa sostare se non nell'insenatura Lupescica, all'estremo N dell'isola dove vi è un ristorantino al quale non sono mai riuscito a fermarmi (posside solo 2 boe e un piccolo pontile che ho trovato sempre affollato di motoscafi).
Per concludere alcune considerazioni.
Il periodo migliore per visitare Kornati non comprende ovviamente Luglio e Agosto quando motoscafi e megayact rovinano irreparabilmente queste perle della natura. Molto meglio Maggio, Giugno, Settembre e Ottobre quando non si incontrano che orde di teutonici charteristi (che di solito disdegnano il pesce e fanno abbassare i prezzi). I mesi invernali sono fantastici perché
si naviga in piena solitudine (non si paga l'ingresso al parco) ma bisogna essere autosufficenti perché non si incontra anima viva.
Quando si và in questi locali bisogna dimenticare per un attimo di essere Italiani Magnifici stile: entro-ordino-magno-pago salato e poi mi lamento ma è meglio copiare dai Tedeschi che non si siedono prima del fatidico "Qvanto Kosta Kvesto".