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4/5 settembre 1999 - VeListi vagabondi a bordo di una splendida barca.


Il Presque Isle of London


Quando cercavo un imbarco, non osavo tanto, pensavo di finire su un plasticone, tutto spi e Kevlar, invece la sorte mi ha dato la possibilità di arricchirmi di una bella esperienza.

Michele

 

Michele aveva risposto alla mia richiesta, inviandomi l'home page del suo schooner, e facendomi notare che se avessi preso parte alla regata avrei potuto anche conoscere la "Venere di Pisa".
Non avrei potuto fare a meno di salire sul Presque Isle of London, (si deve chiamare alla francese, come il comandante preferisce pronunciando presch'il ), così mi sono gettato a capofitto, anche con la curiosità di dare un volto agli amici della lista.Mi sentivo come una 18enne al debutto in società, un misero regatante che saliva su una barca d'epoca, dove tutto porta la firma del maestro d'ascia di quando ancora...... "non era stata inventata la ruggine".

Alla regata ci doveva essere anche Marcello Bergami, ma purtroppo un infortunio l'ha costretto a terra, così il suo equipaggio è stato "costretto" a salire a bordo del Presque Isle.

Ci siamo così ritrovati in sei, da sinistra: Colombo, Sasà amico dell'armatore,Vieri, Mauro, Michele e Ugo..


Un ....pezzo di VeLista

 

A questo punto la Silvia si è disperata, in quanto diventata prodiere titolare sul Mefistofele, non poteva sbarcarsi e raggiungerci a bordo della "nostra" splendida barca.

La mattina del sabato era piuttosto uggiosa, ma il nostro spirito era piuttosto alto e il fatto che ci fosse una regata non ci "fregava" più di tanto, vista l'occasione di trovarci insieme e sulla barca caraibica.

La prima partenza non l'abbiamo neanche preparata, siamo stati tutto presi nel farci illustrare da Michele e Zazzà le manovre dell'armo aurico.

Fino a che ha spirato il vento, abbiamo tenuto il passo delle altre barche, la mia meraviglia stava nel fatto che alcuni vecchi yor, supertecnici, perdevano vistosamente rispetto a noi, nonostante le nostre 20 tonellate e i loro armi moderni.

Caduto il vento però è stata una pena, il faro di Vada ci raggiungeva, poi ci distaccava, a causa dei buoni e degli scarsi che ci mettevano ora su una rotta ora su un'altra anche 30° diversa dalla prima.

Comunque poteva andare peggio ...........poteva piovere.

 

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A questo punto era duopo verificare la rotta così l'amico Vieri si è seduto al carteggio, dove grazie alle indicazioni di Sasà, che aveva fatto rilevare una nuvola per un isola, scopriva ...il triangolo dell'incertezza.

Nulla da dire di Vieri, ma la sua espressione era talmente stranita nel guardare la carta, tre linee delimitavano un braccio di mare talmente ampio in cui sicuramente ci saremmo ritrovati per forza,comunque non era colpa sua.

 

In ogni caso abbandonando il miraggio della ... nuvola di Capraia, il triangolo si è ridotto al minimo, i conti sono tornati e abbiamo verificato.....con il GPS.. il nostro punto.

Tutto OK, nuova rotta per Porto Ferraio.

Dato che non si vive di sola vela, qualcuno ha deciso fosse ora di riempire la "panza", attività poi mai cessata se non per il sano bisogno fisiologico del dormire, così armi e bagagli di cucina hanno permesso di preparare le libagioni.

Mentre il resto dell'equipaggio gozzovigliava a penne con pomodori e zucchine, mentre mi sentivo le labbra alla Parietti e vieri piangeva come un putto, grazie al "pizzichino" di peperoncino che Michele aveva messo nel sugo, Guido Colombo cantava l'overture delle Valkirie alla ruota del Presque isle.

 


Michele aveva preparato "Guido", (non Colombo ma il guidone) e l'aveva messo a riva, onorando così tutti VeListi di un virtuale imbarco.

 


La sera siamo entrati a Porto Ferraio, dopo un forte mal di pancia di Ugo per la smotorata, inevitabile per rientrare al gozzoviglio serale, con una promessa del sole che si sarebbe fatto vedere l'indomani.

 

 


A terra ho potuto parlare, con Silvia, una ragazza che penso non manchi di piacere a chiunque, disponibilissima e sempre tesa al pensiero per gli altri, inoltre anche carina nell'aspetto fisico.

Il gruppo è cresciuto con l'incontro di Giorgio Sorbaria, che come aveva detto ci ha raggiunto da Marciana Marina insieme alla Simo, la pon pon girl.

La notte abbiamo dormito in sette, sul Presque Isle, di fianco ad un ferro da stiro che naturalmente, pur essendoci la banchina transennata con tanto di scritte " ormeggio riservato alla regata velica", aveva messo ancora e barbette dove non doveva, e io secondo qualcuno dovevo sentirmi cafone quando ho chiesto: " ..c'è qualcuno a "bordo del ferro da stiro???".

Prima ho scritto sette, perchè la bella Pisana ci ha onorati della sua gradevole presenza a bordo durante la notte.

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