Nunzio e .... il Centro dell'Universo

 

 

Mi sveglio allo scuotimento degli  ipersostentatori, attraverso le palpebre

socchiuse, mi sorprende l'etna.

Caspita è vero, a catania c'è la madre di Sicilia.

Il piano al sole è colorato di generosa terra, qua e là quadrilateri

coltivati, ben disposti contengono vasche di irrigazione pronte a dissetare

il suolo.

Oltre tutto questo, il mare riflette il sole, la luce bassa illumina i

caseggiati sparsi e ne allunga le ombre.

 

Siamo in ritardo, uscendo dall'aeroporto faccio il numero ma suona a vuoto,

Nunzio è uscito per la sua giornata di combattente.

"devo lavorare per l'ennesimo atto di sabotaggio", sono le sue parole del

giorno prima.

Io invece, a  messina, ho un catamarano in panne e devo presenziare affinchè

il Service Volvo compia alcune verifiche.

 

Ho una bella sensazione ad aggirarmi sulle strade e fra la gente.

Non c'è alacrità frenetica, la gente lavora ma intanto vive.

Il tempo da queste parti sembra fermo e bisogna mettersi in fase con esso.

 

Il Milanese, qui, si sentirebbe come all'interno di una clessidra, a

spingere granelli di sabbia che non passano dal foro troppo stretto, mentre,

fuori dalla ampolla, il suo orologio ticchettia risuonando sullo stesso

tavolo.

 

L'appuntamento col tecnico è alle dieci, ma nessuno si fa vivo.

Nemmeno alle 11 e così fino alle 14.30

 

L'invertitore come supponevo è a posto, ma la garanzia richiedeva le giuste

verifiche e un'occhio del padrone ad ingrassare il cavallo, il viaggio comunque

non è finito, spero di incontrare Nunzio.

 

Continuo a cercarlo nel pomeriggio.

"Se passi in Sicilia e non ti fermi mi farai un grande torto"

 

Così mi armo di pazienza, mentre al fatidico numero nessuno mi dà udienza

cerco il famoso porto.

 

Lo trovo e chiedo al primo che incontro:

"scusi il molo del circolo velico Tam.."

"E' questo!!"

"No, mi scusi cerco il circolo velico TA MA TA"

"Tamataaa??"

"Aahh si, dal lato del mare, il primo pontile."

 

 

Un umile imbarcadero, in un grande porto, sotto quel muraglione da dove

pioveva l'acqua nel racconto della devastazione di Dafne.

C'e un tale

"scusi, io sto cercando Nunzio, Nunzio Platania".

"non è qui, deve andare al circolo. Cercare un vecchio Moto Morini. Prima

della stazione c'è una piazza, lì veda un grande negozio di fiori e a lato,

su in alto, una terrazza, se sotto c'è la moto troverà chi cerca".

" La ringrazio ma se dovesse vederlo gli dica che Fornasari, Mauro di

Bologna, lo ha cercato", lei come si chiama?"

"Missale, io sono Missale".

E ricomincia a dare acqua a non so che.

"Grazie, arrivederci".

 

Sbiscio sotto il ponte della ferrovia e cerco il posto.

Sono un pirla perché invece di chiedere l'indirizzo ho chiesto se c'era

parcheggio.

" Eh.a voglia ne trova tantissimo"...certo in divieto di sosta, ma che

centra, qui non ci sono né vigili né caschi in testa ai motociclisti, poco

stress e la gente sorride.

 

La rotonda è una piazza, molto larga e ci sono negozi , un bar con siepi all'esterno,

fra questi spicca una foresta di vasi e piante, ci sono.

"Scusi cerco un tipo, Nunzio, del circolo velico?"

"Sì uno con una vecchia motocicletta?.... là in quell'edificio",  e mi

indica, a fianco del proprio che non definirei in un ottimo stato, la

costruzione "Bianco Etna" in cui al primo piano attraverso una finestra aperta

si distinguono dei guidoni.

 

Suono, risuono, non risponde nessuno, d'altronde la moto non c'è.

 

Il vicolo divide in due una parte ristrutturata da una che sembra essere

frutto di un bombardamento o un teremoto.

Però  incastonato in questo massacro un telo è steso fra qualche tubo di

impalcature.

 

Come la tenda di un negozio semi interrato, ,ma il negozio non c'è, una

lamiera e pezzi di legno perimetrano e proteggono lateralmente l'ombra di

questo riparo.

Sotto di esso ci sono sette uomini anziani, cinque hanno in mano carte i cui

colori si sono consumati in anni di passaggi sul tavolo, pochi spiccioli,

rigorosamente centesimi, su di un piano di trucciolare poggiato su un

cavalletto.

"Il circolo di via Famà".

 

Chiedo informazioni agli adepti del circolo della briscola e dopo avermi

detto che prima o poi Nunzio passerà mi invitano a sedere.

" Non si preoccupi, quello in un ora va e viene almeno due o tre volte, si

sieda. Voi del Nord, giocate a briscola?"

"Certo ma voi siete cinque e avete 8 carte a testa, che gioco è?"

"Chiamaattre"

E' un gioco in cui l'abilità richiesta è di essere molto svegli, furbi e il

novantenne al centro è il più forte.

 

Bip Bip .

I guai sono come i carabinieri, mai soli.

"Sat due" il satellitare del secondo catamarano mi chiama tre ore prima

dell'appuntamento, è sicuramente una bega.

"Hello!?"

"Hello. I am Laurent, We have a problem, the left engine is broken"

"Which problem ??"

"It is empty of oil, 7 kg in 10 hours!!"

Che gli dico? Si trovano nel mezzo del golfo di Biscaglia minimo 120 miglia

da terra.

Mi rassegno, accendo il pc, verifico la sua posizione.

"tell me your position !"

In quel momento, un piccolo fiocchetto nero mi si appoggia sulla mano.

Lo tocco e quasi sparisce colorandomi il polpastrello di nero fumo.

 

"l'etna?"chiedo al mio vicino e questo annuisce.

"Sì".

Mentre segno la nuova posizione del catamarano n.26 mi vedo, come in un

film.

Una grande  regia  mette in moto la camera, la alza lentamente a spirale

intorno a me, io al centro con la tecnologia dei satellitari, dei pc e una

lingua incomprensibile per un circolo di ottantenni che mi sbirciano fra

fanti e re.

Poi le case mezze dissestate e quelle in ordine,  in mezzo a queste la

terrazza del Tamata, poi l'interno coi guidoni pigri appesi ad un muro che

sembra sudare, poi il campo aumenta ancora e incontra  la rotonda, il ponte

della ferrovia e via fino al porto dove il signor Missale sta ancora lavando

quel non so che della sua barca.

Si allarga ancora e sorvolando l'etna si sporca di fiocchetti neri, poi fino

a Messina dove quel tecnico è ora al lavoro su un'altra barca.

Poi ancora più largo, e vedo i ragazzi sul catamarano che navigano verso il

Capo Spartivento, la spirale cresce e percorre ampi spazi, le Baleari,

Gibilterra, fino  a raggiungere il numero 26, che naviga a vela in

Atlantico, poi sfoca e mi ritrovo il video davanti.

 

Via Famà, di fronte al numero sette è uno dei centri dell'universo.

Dove gli uomini sono uomini, e se la fretta o l'ansia li prende, un piccolo

fiocco di terra bruciata gli ricorda cosa sono.

Si può viaggiare a centinaia di chilometri all'ora, spostarsi in un giorno

di migliaia di miglia e scoprirsi comunque fermi nell'unica comune

esistenza.

 

Ma è tardi.

Nunzio non si fa vivo..

 

Sono quasi le sette, il check-in mi attende.

"Mi spiace, quell'uomo mai è mancato una volta a venire, chi dobbiamo dire

che lo cerca?"

mi chiede il più giovane dei sette, forse settantenne.

"dite che è passato Mauro"

"Mauroo??"

"Si Mauro Fornasari e che tornerà sicuramente ."

Poi mentre mi allontano, e sono di spalle la stessa persona mi chiama e mi

dice:

"Signor Mauro, dica al nord che noi Sicciliani siammo buoniii".

 

Ma perchè poi?

 

Mentre l'aereo decolla un temporale corona il vulcano e oscura la citta,

all'orizzaonte la riga rossa del tramonto tinge alcune nuvole nel giorno di

altri.

La citta è già illuminata, è un gran spettacolo, vedo le vie dorate e le

immagino arterie di lava, la nera montagna incombe su tutto e penso e

riascolto Musosrwki.

Collane sciolte d'oro, lungo la riva del mare sembrano lingue di roccia

incandescente che lo delimitino, mentre l'areo sale ancora penso che tornerò

a trovarti Nunzio, amico mio,  ora laggiù ad esistere chissa dove.

 

Mauro